Molte delle meraviglie che hanno reso Firenze una delle città più importanti del mondo per il suo patrimonio artistico sono nate tra il XV e il XVI secolo.
In quegli anni la città era un cantiere entro cui si muovevano i più importanti artisti del tempo. Immaginate Donatello, Filippo Brunelleschi e Masaccio che si confrontano sulle leggi della prospettiva e sul ruolo di centralità che compete all’uomo nuovo. Le idee si muovono rapidamente per le strade di Firenze trasformandosi nelle opere d’arte che hanno segnato la nascita stilistica del Rinascimento.
Una di queste pietre miliari si può ammirare nel quartiere d’Oltrarno, nella Chiesa di Santa Maria del Carmine.
Una delle cappelle interne è stata affrescata con tanta maestria che il suo nome è oggi più noto della Chiesa stessa. Stiamo infatti parlando della famosa Cappella Brancacci e dello straordinario ciclo di affreschi di Masolino e Masaccio portato a termine da Filippino Lippi.
Il ciclo di affreschi è dedicato a San Pietro perchè Felice Brancacci, il ricco committente che volle attraverso quest’opera consolidare il suo prestigio, la dedicò al suo antenato Pietro.
Solo due affreschi si discostano da questo tema: La tentazione di Adamo ed Eva di Masolino e La cacciata dei progenitori di Masaccio.
Proprio le più famose. Il confronto tra le due opere è, infatti, il primo passo per comprendere come il Masaccio possa essere ritenuto uno dei capostipiti del nuovo stile pittorico (e non solo) che prese il nome di Rinascimento.
L’uomo nuovo, le sue esperienze e la consapevolezza che da queste emergeva venivano rimessi al centro del proprio destino dopo l’età di mezzo (il termine Medioevo viene coniato proprio in questo periodo storico).
Masaccio dà forma a questa precisa concezione strutturando le sue figure con la gravità che le porta ad occupare lo spazio in maniera viva, ad abitarlo con l’espressione del proprio dolore, con la pesantezza dei corpi sgraziati dal rimorso, con l’ombra che segna la loro aderenza alla terra. Eccola, l’importanza dell’ombra nel Masaccio.
Per dirla con il Vasari, se prima le figure stavano ‘in punta di piedi’ adesso ‘stanno coi piedi in sul piano’.
L’impressione che si ha ammirando gli affreschi è tuttavia di grande armonia, perchè lavorando sulle stesse pareti i due autori hanno ridotto al massimo lo stacco troppo netto tra i rispettivi stili.
La Cappella Brancacci è miracolosamente sopravvissuta ad un incendio che nel Settecento ne ha annerito le figure e che solo il restauro del 1990 ha riportato all’originario splendore, rimuovendo anche il fogliame con cui erano state ricoperte le nudità di Adamo ed Eva nell’affresco del Masaccio.
Niente si è invece potuto fare per recuperare i danni dell’uomo, che ha cancellato varie figure ritraenti membri dei Brancacci dopo l’esilio che colpì il capofamiglia.
Un’epurazione, quella nei confronti di Felice Brancacci che non esitò a distruggere l’affresco La risurrezione del figlio di Teofilo, sulla parete di fondo, per coprirlo con un’immagine della Vergine e consolidare così il cambio di nome da Cappella Brancacci a Cappella della Madonna del Popolo.
Orari di visita
La Cappella Brancacci può essere visitata nei giorni feriali dalle 10 alle 17 e in orario festivo dalle 13 alle 17. Chiusura il martedì.